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L’evoluzione è “efficiente”?

settembre 22, 2016
Domenica era a Carpi Telmo Pievani, per il Festival Filosofia; considerato che il tema dell’edizione era “Agonismo”, si è visto un prevedibile excursus storico sul darwinismo sociale e le varie interpretazioni economico-politiche che si sono succedute nel ‘900.
Il tema è vastissimo, sia sul fronte storico che scientifico che epistemologico e non ho il tempo né soprattutto le competenze per affrontarlo.
Però un passaggio della conferenza mi ha dato l’occasione per tornare su un punto su cui avevo già meditato e mi piace fissarlo qui, anche perché ha a che fare col mio mestiere e la progettazione.
Pievani citava Darwin, che in un brano scriveva della lotta per la sopravvivenza non solo come violenza, ma anche come grande spreco.
Ecco, il mio punto qui sono la competizione e la selezione naturale visti come paradigma per il raggiungimento dell’EFFICIENZA.
Di per sé non si può definire la natura come efficiente o meno. L’efficienza è un risultato diviso una spesa alla luce di uno scopo e la natura, per come oggi la conosciamo, di scopi non ne ha.
Ma anche vedendola nella più classica delle interpretazioni antropomorfe, non c’è niente da fare: se la guardiamo dal punto di vista industriale ed economico, bisogna ammettere l’evoluzione nel suo complesso è inefficiente, “fa troppi morti”; può anche produrre specie e sottosistemi efficienti, ma il sistema nel suo complesso è uno spreco totale.
In realtà noi già usiamo competizione, selezione ed evoluzione come strumenti per migliorare la nostra vita e l’efficienza dei nostri sistemi. Ma nell’interpretazione di ciò che facciamo e nelle proposte di innovazione credo che non dobbiamo tirare troppo il collo alle analogie.
(continua)

Cosa c’è davvero di pericoloso nell’idea di Darwin

febbraio 12, 2009

Febbraio 2009. Radio3 Scienza, in occasione del Festival dell’Astronomia.

Antonio Lazcano, con una naturalezza tutta da godersi, spiega la pervasività dell’idea dell’evoluzione.

E si comprende che si può sentire minacciato solo chi non vuole che apriamo gli occhi.

Ascolta il file audio

Nuove prove a favore del Progetto Intelligente

agosto 19, 2008

Rinvenuta in Val di Fassa, nei pressi della Valle di San Nicolò*, un’impronta ossea, verosimilmente di una tibia.


Il campione è in evidente discontinuità con qualsiasi reperto finora conosciuto: non esistono anelli di congiunzione con altre forme viventi.
Si suppone che l’animale al quale l’osso apparteneva non sia sopravvissuto ai cataclismi biblici, in particolare all’avvento del Rullo Compressore Universale.
La datazione della roccia, un conglomerato a matrice organica, ha rivelato che la formazione è molto recente, smontando la ridicola idea che la terra si sia formata più di 4 miliardi di anni fa.

* che già tante soddisfazioni ci ha dato in materia di fossili.